Ho costanti déjà-vu. Un profumo, un colore, un raggio di sole mi trasportano indietro nel tempo, in luoghi lontani: come tanti biglietti aerei gratuiti. E così mentre sono in fila in macchina ad una rotonda, mentre aspetto paziente alla cassa del supermercato, mentre l’impiegato delle poste mi mette davanti uno scatafascio di pratiche da firmare per inviare un pacchetto grande un’unghia, la mia mente viaggia sempre lontano. C’è chi dice che ho perennemente la testa fra le nuvole e purtroppo ha ragione. Dimentico cose, date importanti, sovrappongo appuntamenti e ho la casa invasa da post-it che mi rimandano ad altri post-it sbiaditi e dagli angoli ricurvi. Sono una smemorata, ma giuro non ho mai perso un treno, un aereo e non ho mai sbagliato le coincidenze di autobus e metropolitane: ho la testa fra le nuvole che sa fare un’unica cosa, viaggiare.
Così questa mattina mentre mettevo in moto la macchina lasciando cadere a terra l’iphone tra le maledizioni comuni a tutti, mi sono ricordata di quella volta quando esasperata dal caldo torrido del maggio sivigliano ho convinto due girandoloni a prendere a noleggio un’auto e a scappare in spiaggia.
La mattinata era iniziata alle 7- vi giuro che per strada alle 7 di domenica mattina non incontrerete nessuno se non i festaioli della notte prima- e subito ci siamo brutalmente scontrati con la burocrazia spagnola. Perché eravamo italiani, ma pagavamo con una carta di credito spagnola. Le acrobazie e la bontà del coinquilino madrileño di uno dei due miei compagni che ha abbandonato il letto per mettere a soqquadro la camera dell’amico, trovare il suo NIE, fotografarlo e inviarlo via mail alla gentile segretaria dell’agenzia sono valse la levataccia e già di per sé tutta la giornata. Alla fine siamo partiti intorno alle 10 e la meta era Cadiz, poi ci siamo persi e siamo arrivati a Tarifa e alla sua splendida Playa de Bolonia.
Qui poco sotto le rovine di un’antica città romana che ti fa pensare sin da subito a quanto fossero bravi questi romani ad accaparrarsi i posti più belli della terra si estendono 4 chilometri di spiaggia con una sabbia bianca e fine che si perde nel blu dell’oceano, la circondano dune e una meravigliosa vegetazione di pini marittimi. Bolonia è famosa in tutta l’Andalusia proprio per la sua duna alta più di 30 metri e dichiarata patrimonio naturale nel 2001: arrivare in cima, sconfiggendo il vento, è un po’ come affrontare il deserto ma chi dice che la scalata vale solo per la vista dall’alto credo proprio fosse stato qui a Bolonia.
Il museo, le rovine del Baelo Claudia, e i chiringuitos che ti cucinano pesce fresco alla griglia: un incantevole dipinto, racconto perfetto di una giornata al mare nel profondo sud dell’Andalusia. E poi anche al ritorno abbiamo perso la rotta e qualcuno dall’Italia ci ha dato le indicazioni con un navigatore che navigava meglio del nostro e abbiamo corso contro il tempo per arrivare a Plaza des Armas e salire sull’ultimo autobus per Madrid, ma questa è un’altra storia…
Grazie a ValeGirotondo per la foto e per essere compagna di viaggio divertente e instancabile.
Eh, cara, che giornata meravigliosa! Hai dimenticato un piccolo dettaglio: il tuo maglione nero abbandonato nel cofano dell’auto!
E’ un po’ come nelle favole: bisogna lasciare qualcosa in pegno alla strega cattiva (l’impiegata dell’auto noleggio) per avere una giornata di felicità.
14 Maggio 2013 @ 08:58
Ahahahaha hai ragione guapa!!!! Il maglioncino abbandonato nell’auto è stato il giusto epilogo alle mie parole di rimprovero verso Giuseppe:”Ma come fai?? Io non dimentico mai nulla!!!”
14 Maggio 2013 @ 12:09