Cronaca di un viaggio sgangherato, il primo viaggio sgangherato
I miei bambini sono sempre curiosi, soprattutto la classe di otto anni. Mi riempiono di domande, mi chiedono aneddoti sulla mia vita, sull’Italia, sulla pasta e sul clima. Quando li voglio far ridere fino alle lacrime porto in classe una foto del mare di Rimini con la neve, c’è sempre qualcuno che puntualmente mi chiede: Ma signorina l’ha disegnato lei??
Un giorno nel bel mezzo di una noiosissima lezione sugli aggettivi, un nanetto alza la mano, strano non lo fanno mai, e mi domanda curioso: Di preciso, quando ha iniziato a piacerle la Spagna?? Totalmente fuori tempo e per questo si beccò uno di quegli sguardi truci nonèilmomentoorapensagliaggettivi, ma poi sul treno che da Dos Hermanas mi riporta a Sevilla non ho fatto altro che pensare a quel primo viaggio in Spagna, era il 2006 e con due amiche partimmo da Bologna alla volta di Barcellona, fu il nostro primo viaggio sgangherato. Sgangherato perché allora non c’erano i voli per Barcellona low cost, non c’era booking o trip advisor ad aiutarci ma solo il nostro istinto. Ma soprattutto perché le vere sgangherate eravamo noi che partimmo ognuna con i nostri mali, il cuore a pezzi, un febbrone da cavallo e quantitativi di antibiotici nella valigia. Ma furono quattro giorni splendidi e fu lì che mi innamorai della Spagna e dei suoi colori.
Un primo amore che porto nel cuore, una Barcellona teatrale e bizzarra dal cielo azzurro e dall’accento italiano, un ricordo che si confonde tra i colori e i sapori del Mercato della Boqueria e lo stupore nel perdersi tra i vicoletti del Barri Gòtic della Ciutat Vella. Ricordo fosse Pasqua e le panetterie vendevano il dolce tipico pasquale la Mona e agli angoli delle strade non mancavano spettacoli, canti e balli improvvisati.
Quel viaggio fu il tipico viaggio da turiste imbottite di antibiotici e con al collo una macchina fotografica. Percorremmo Las Ramblas una ventina di volte, arrivammo fino al mare e alla spiaggia. Scoprimmo Gaudì e le sue opere, rimanemmo senza fiato di fronte alla bellezza di una Barcellona vista dall’alto del monte Tibidabo e ci riposammo sulle scalinate del Museu Nacional d’Art de Catalunya mentre una splendida Plaça d’Espanya al tramonto si stendeva sotto i nostri piedi.
Sono ritornata a Barcellona e ho cercato di ripercorrere Las Ramblas con quella stessa curiosità ingenua di quel lontano e sgangherato viaggio. Vi dirò di più, mi sono spinta verso La Barceloneta e ho ricercato quel ristorante raffinato ed elegante che ci consigliò il gestore del nostro hotel e dove rompemmo le nostre prime croste di una squisita crema catalana. E mi innamorai, ancora una volta.