Ogni volta che vado a Venezia non posso fare a meno di pensare a che la città sia un pesce (cfr Tiziano Scarpa Venezia è un pesce). Così, quando la ferrovia corre in mezzo all’acqua immagino di entrare dentro una grande balena. Come in una di quelle bolle che ti regalano da bambino e che capovolgi per far scendere la neve, Venezia ogni volta mi accoglie misteriosa e piena di fascino. E ogni giorno spalanca le porte a turisti, si lascia fotografare paziente aspettando l’arrivo della sera, quando finalmente tra il buio delle strette calli potrà dispiegare tutta la sua bellezza ed eleganza.
E allora prendi una serata qualsiasi, metti un francese e due italiane a sedere al tavolo di una graziosa osteria in Campo Santa Margherita, e avrai set e protagonisti di una divertente commedia. E quale sarà l’argomento principale? Ma il cibo ovviamente, anche di fronte alle ottime sarde in saor, a seppie con la polenta e al carpaccio di tonno. Una conversazione delicata, ironica combattuta a suon di formaggi, vini e verdure.
Sulla strada del ritorno poi sarà un piccolo ponte o una lucina riflessa nell’acqua a farti innamorare di una serata come tante in una città garbata dove sembra che il cuore batta più forte.