E’ l’istinto di sopravvivenza che mi guida sempre verso l’acqua. Sin da piccola sono cresciuta tra le stradine salate del porto: vedevo partire i pescherecci, avevo un amico immaginario che di notte diventava un gabbiano e mangiavo poco e solo ed esclusivamente a sedere sul moletto del porto dietro al ristorante di famiglia. Dunque credo sia tutto normale: l’acqua, i fiumi e i mari mi riportano a casa.
Così uscita dalla Mezquita, lo vedo subito da lontano: il Puente Romano di Córdoba è lì, forte e robusto con le sue arcate antiche rimaneggiate da una mano un po’ troppo moderna. E così la giornata si conclude con la vista del Guadalquivir, un sospiro di sollievo e una passeggiata sul ponte, quasi un rito che mi obbliga ad ammirare la Mezquita da lontano.
Da qui, immobile, osservo Córdoba all’imbrunire quando si alza una brezza benevola e la città lentamente saluta la calura e scende nelle botteghe in piazza, dischiude i suoi giardini incantati e addobba i suoi balconi con profumati origami.